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“Padri nobili o puttanieri?”. Lettera di un figlio a Beppe Grillo

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Un mese fa abbiamo pubblicato la lettera di Enrico Andreoli a Beppe Grillo, un’esortazione ad agire da parte di un 26enne deluso ma ancora innamorato della politica. Enrico non ha votato 5Stelle ma ha seguito con entusiasmo questo primo lungo round di tentativi e consultazioni. Un mese dopo, riflette sulla falsa contrapposizione tra padri “nobili” e “puttanieri” e sull’ambiguo insegnamento che la generazione dei figli rischia di trarne.

Caro Beppe Grillo,

che cosa state facendo per l’Italia?

È passato più di un mese da quando il movimento di cui lei si vuol fare ogni giorno unica voce ha ottenuto quel risultato elettorale sotto molti aspetti strepitoso. Vi siete affermati nel panorama politico italiano a fronte di una generale riluttanza ad esprimere fiducia in quella politica che per molti anni si è rivelata inconsistente, quando non dannosa, per noi cittadini.

Probabilmente, pur non sminuendo alcune brillanti intuizioni, il vostro risultato è figlio più di demeriti altrui che di meriti vostri. Ma questo, alla fine, rimane semplice esercizio retorico. Il fatto è che avete ottenuto fiducia ed ora ci sono oltre un centinaio di rappresentanti del Movimento 5 Stelle in Parlamento.

Ma glielo devo chiedere: cosa state facendo?

Io non ho espresso una preferenza per il movimento da lei fondato. Non per questo, però, sono stato aprioristicamente contrario alle vostre idee, alcune delle quali condivisibilissime, e al vostro potenziale rinnovamento. Ma Beppe, se lo lasci dire, da questo potenziale rinnovamento siete stati, fino ad ora, quanto di più lontano possibile.

Con la logica degli sbarramenti ideologici a tutto ciò che è diverso dalla verità assoluta ed incorruttibile rappresentata dalle vostre idee, in cosa vi siete distinti da quella politica dei veti incrociati che ha paralizzato per molti anni la crescita di questo Paese?

Sia chiaro, non voglio portare l’acqua al mulino di nessuna delle due forze politiche che, insieme a voi, in pratica tripartiscono perfettamente l’assemblea parlamentare.

Voi vi fate scudo del fatto che “devono andare tutti a casa”. Però, in tutta onestà, questa cantilena ormai lascia un po’ il tempo che trova.

Avete la possibilità di essere vero rinnovamento facendo parte di una maggioranza che sostiene un ipotetico governo che non potrebbe non tenere conto delle vostre istanze.

Le battaglie politiche per lo sviluppo delle proprie idee si possono combattere stando in una maggioranza legittimata a portare avanti un programma. Con le conseguenti assunzioni di responsabilità, è chiaro.

Il resto è facile strepitio: è facile attaccare da fuori, lo potrei fare anch’io, lo può fare chiunque. Il difficile è prendersi la responsabilità di agire.

Avete paura di questa responsabilità?

Vi rendete conto che nel momento in cui ci dovesse essere una proposta valida e innovatrice, nell’alveo della politica che quotidianamente insultate, perdereste di senso?

Continuate a fare giochi di sbarramento per cui ciò che è diverso da voi è inevitabilmente “colluso”? Per cui chi non è vostra espressione è inesorabilmente un “badante”?

Quindi io, in quanto appartenente alla generazione formatasi negli ultimi dieci anni, dovrei essere figlio di “padri puttanieri” e invece vedere in questo metodo, nel metodo dell’insulto e dello sparare distruttivamente su tutto e tutti, i miei “padri nobili”?

In concreto, non avete portato una sola proposta per la quale io potrei riconoscere che una vostra così grande affermazione vada al di là del voto di protesta e si possa affermare come un metodo nuovo, come politica innovativa, come modo di amministrare finalmente nuovo e fattivo.

Come facente parte di quella generazione che è stata privata, su questo ha ragione, di un modo di fare politica sensato, e a costo di sembrare un cosiddetto “schizzo di merda digitale”, glielo devo dire, Beppe: se questa è la via che avete inteso prendere per realizzare un rinnovamento, è meglio aspettare qualcosa di più costruttivo.

Enrico


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